Una guida al Paracetamolo: quando assumerlo?

Quante volte hai sentito parlare del Paracetamolo, magari ti hanno consigliato anche di assumerlo ma non sai bene di cosa si tratta. Mediafarma ti fornisce la guida completa con tutte le informazioni necessarie sul suo funzionamento, su quando assumerlo e come utilizzarlo in sicurezza.

Il Paracetamolo è un è un principio attivo dotato di attività antipiretica e analgesica che viene utilizzato per il trattamento del dolore da lieve a moderato associato a mal di testa, fastidi muscolari, ciclo mestruale, sindromi da raffreddamento, mal di gola, mal di denti, mal di schiena, artrosi e reazioni alle vaccinazioni.

Paracetamolo: a cosa serve?

Il Paracetamolo agisce sul sistema nervoso alterando la percezione del dolore da parte dell’organismo principalmente mediante l’azione dei recettori dalla serotonina.

Agisce come un analgesico perché inibisce dolore ma è anche un antipiretico perché inibisce la sintesi delle molecole responsabili dei processi infiammatori (le prostaglandine) e abbassa la temperatura corporea.

Quando assumere il farmaco?

Il principio attivo può essere assunto sotto forma di compresse, compresse masticabili, capsule, sospensioni, soluzioni, compresse a rilascio prolungato o compresse che si sciolgono in bocca, quindi per via orale. Ma è possibile anche la sua assunzione per via rettale, sotto forma di supposte.

La posologia varia in base all’età e al peso del paziente. In generale, la dose massima giornaliera per gli adulti è di 3 grammi per via orale e di 4 grammi per via rettale. È importante seguire scrupolosamente le modalità d’uso indicate sul foglietto illustrativo o dal medico e non superare mai i 4.000mg al giorno. In caso di sovradosaggio, si può danneggiare il fegato.

Come utilizzarlo in sicurezza?

Oltre a seguire le indicazioni del medico e la posologia evidenziata sul foglietto illustrativo, occorre prestare attenzione anche ad altre avvertenze:

  • Non assumere contemporaneamente più medicinali a base di Paracetamolo.
  • Non superare 2 dosi di alcolici al giorno.
  • Informare il proprio medico in caso di disturbi al fegato (avuti anche in passato), fenilchetonuria, allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri farmaci, assunzione contemporanea di altri medicinali, fitoterapici o integratori, ricordando di menzionare anticoagulanti, anticonvulsivanti, antidolorifici, antipiretici, medicinali contro tosse e raffreddore e fenotiazine, gravidanza o allattamento naturale al seno.

Gravidanza e allattamento: si può assumere il Paracetamolo?

Le donne in attesa e le madri che allattano i bambini con il proprio latte devono comunicare al medico la loro situazione prima di ingerire qualsiasi medicinale.

In caso di gravidanza, il farmaco può essere assunto ma è strettamente necessario che sia il medico a prescriverlo e si consiglia di utilizzare la dose minima indispensabile per il minor tempo possibile.

Quando si allatta, si può assumere nei casi in cui sia strettamente necessario e solo dietro consulenza medica, rispettando le dosi consigliate.

Nonostante sia possibile l’assunzione, le donne in gravidanza e le madri che allattano al seno devono sempre consultare il medico o il ginecologo prima di ricorrere al paracetamolo.

Quali effetti indesiderati può provocare?

Ogni persona reagisce in modo differente alla somministrazione di un farmaco e anche il Paracetamolo può dare vita ad alcuni effetti collaterali. Tali disturbi non è detto che si verifichino e qualora succedesse possono essere manifestati con intensità differente da soggetto a soggetto.

Se si dovesse notare qualcosa di sospetto dopo avere assunto il farmaco, è necessario sospendere il trattamento e contattare immediatamente il medico curante.

Di seguito alcuni degli effetti indesiderati:

  • Orticaria e altre reazioni cutanee;
  • Angioedema;
  • Edema della laringe;
  • Shock anafilattico.
  • Trombocitopenia;
  • Leucopenia, neutropenia, agranulocitosi;
  • Anemia;
  • Dolore addominale;
  • Disturbi a carico di stomaco e intestino;
  • Diarrea;
  • Epatite;
  • Aumento o diminuzione del valore INR (parametro utilizzato per valutare il tempo di protrombina);
  • Alterazioni della funzionalità epatica, anche importanti;
  • Epatite;
  • Reazioni cutanee come eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica;
  • Insufficienza renale acuta;
  • Nefrite interstiziale;
  • Ematuria.

Sono stati segnalati anche casi molto rari di eruzioni cutanee gravi.

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